Prove di Telescopi
Celestron 235mm - CG9.25

Prove a cura di Roberto Porta (Photallica).

http://digilander.libero.it/photallica/provedi.htm

Chi non sarebbe curioso di provare un esemplare di Celestron G9? Io lo ero dato che vedo questo strumento come una naturale evoluzione del classico C8, e non solo, come vedremo!

INTRODUZIONE:
Se non erro il Celestron 9 ¼ fu presentato 5 anni or sono come strumento a dir poco rivoluzionario (lo specchio primario è infatti aperto a f/2.5 anziché f/1.95 come negli altri SC) installato su un’ottima montatura , la Losmandy G-9. Purtroppo il prezzo oltre la logica penalizzò a dismisura questo ambizioso telescopio. Ora la Celestron ci riprova usando come arma migliore proprio il prezzo! Infatti il telescopio è venduto a meno di 5 milioni con tanto di motorizzazione su entrambi gli assi. Il segreto sta nella montatura, una tedesca di derivazione Vixen assemblata in Cina dal prezzo imbattibile.

ASPETTO ESTERNO
Le finiture sono a livello degli altri Celestron di pari classe, vale a dire ad altissimo livello, lo specchio principale (trattato Starbright) appare di una lucentezza mozzafiato, stesso dicasi per la qualità apparente della lastra correttrice, tanto trasparente da sembrare… assente! La montatura, siglata CG5, ha un aspetto granitico, con 2 contrappesi enormi; dalla forma del corpo centrale traspare l’origine Vixen, solo la collocazione del nonio in AR (attaccato storto) e le dimensioni "lillipuziane" dei cerchi graduati fanno perdere qualche punto, così come il treppiede in alluminio, che sembra decisamente sottodimensionato per lo strumento. A corredo dello strumento viene fornito un cercatore 6x30 che a mio avviso è troppo piccolo per un telescopio da 235mm, un oculare PlØssl da 26mm, un prisma diagonale a 90° e una bella pulsantiera di comando dei 2 motori.

OTTICA:
E’ un’ottica dai propositi bellicosi la 9 ¼ Celestron! Il Costruttore garantisce che la particolare lavorazione del primario a fuoco lungo riduce pressochè al nulla le aberrazioni sferiche e il coma oltre che a rinforzare il contrasto. La lastra correttrice è trattata multistrato mentre la lavorazione dell’ottica si attesta su valori migliori di 1/10l RMS, mica male per uno strumento fatto "in catena"! Il diametro effettivo è risultato pari a 236 mm con un fattore di ostruzione pari a 0.36. Il comando di messa a fuoco (dolcissimo) agisce direttamente sullo specchio primario, che è esente da operazioni di collimazione; è comunque possibile agire sulla collimazione dello specchietto secondario tramite le caratteristiche 3 viti a 120°.

MONTATURA:
La montatura alla tedesca Celestron CG5 ha entrambi gli assi su bronzine; le ruote dentate sono realizzate in duralluminio (quella in AR ha 144 denti) e i motori sono per entrambi gli assi in cc passo passo frizionabili. Il tubo ottico è fissato alla montatura con un pratico attacco a coda di rondine che permette lo scorrimento longitudinale per un corretto bilanciamento. Interessante (e non poco!) la compatibilità totale con gli accessori Vixen più sofisticati, vale a dire computer Skysensor 2000 e Stellar Guide; ciò sopperisce alla scarsa attendibilità dei cerchi graduati, da 60mm di diametro (indice ogni 10’ per l’AR e ogni 2° in declinazione).

UPDATE 12/2000
Celestron ha in catalogo una versione di computer passivo Advanced Astro Master specifico per montatura CG5. La montatura è corredata di serie di cannocchiale polare e movimenti fini di stazionamento nonché di livella cilindrica. Il cavalletto in dotazione permette regolazioni in altezza e ampiezza.

UPDATE 01/2001
Nel corso dell'anno 2000 la montatura CG5 è stata modificata con l'aggiunta di 2 cuscinetti volventi sull'asse di AR. La montatura odierna è quella illustrata nella foto

LA PROVA SUL CAMPO
La prova si è svolta la sera del 8-1-2000

Condizioni meteo: sereno.
Temperatura: - 1°C.
Trasparenza atmosferica: sufficiente, osservazioni interrotte per nebbia.
Seeing (Antoniadi): II (Ottimo).
Fase lunare: 2° giorno (Luna nuova).

D’accordo, immaginavo si una certa superiorità dell’ottica 9 ¼ Celestron nei confronti dei diffusissimi SC da 8 pollici, ma non cosi schiacciante! Quest’ottica è a dir poco eccezionale, mai provato niente del genere in rapporto all’apertura; probabilmente solo ottiche altamente specializzate (e costose!) come rifrattori APO e qualche Maksutov possono relegare il G9 in secondo piano. Purtroppo non si può dire lo stesso per quanto riguarda il supporto meccanico; la montatura mi è parsa leggermente sottodimensionata e ad amplificare questa defezione ci pensa il treppiede "ultralight" che penso sia degno di sostenere un 120mm o giù di li… La verifica della corretta collimazione ha dato esito positivo, osservando una stella ad alto ingrandimento gli anelli di diffrazione erano ben centrati con spazi apprezzabilmente neri, non si direbbe di avere tra le mani un telescopio con un’ostruzione così elevata. Sfocando l’immagine non si intravedono segni di tensionature.

GIOVE: tappa obbligata, dopo un’ora di acclimatamento, partendo come da copione con l’oculare a corredo, un PL26 (90x). Il pianeta è un concentrato di dettagli e ci si chiede come fanno a starci tutti insieme su quel dischetto…
Passando ad un OR9 (261x) si notano le 2 bande equatoriali fittamente perturbate che esibiscono una nutrita serie di sfumature, una evidentissima cintura equatoriale e si iniziano a distingiere per colore e sfumature le 2 bande temperate nord e sud; peccato solo che durante l’osservazione la macchia rossa si trovasse dall’altra parte del pianeta. Si raggiunge l’apice impiegando un filtro #80A, ottenendo dettagli secchi e scuri.
Utilizzando un SP6.4 (367x) non si fa altro che migliorare i dettagli già visibili; probabilmente una migliore trasparenza dell’atmosfera avrebbe permesso un’ulteriore "zampata" ma non è il nostro caso. Da annotare chi i satelliti galileiani sono tutt’altro che puntiformi.

SATURNO: osservando Saturno spingo subito con gli ingrandimenti partendo dalla soglia dei 294x offerti dal LVW 8 e lo spettacolo è di quelli che non si dimenticano; la divisione di Cassini è larga quanto una strada (!!!), si scorge abbastanza la divisione di Encke e all’interno del sistema di anelli fa bella mostra l’anello C più scuro soprattutto alle anse. Anche per Saturno si apprezza l’apporto di contrasto fornito da un filtro #80A (con l’OR9), specie per evidenziare i dettagli sul disco che iniziano a diventare tanti; la "solita" banda equatoriale è chiaramente suddivisa in 2 componenti, la fascia equatoriale è meno uniforme così come le 2 piccole bande temperate nord. Utilizzando un SP6.4 (367x) non si fa altro che migliorare i dettagli già visibili come nel caso di Giove; trovandoci a tu per tu con una trasparenza atmosferica mediocre mi è risultato sconveniente l’uso di filtri con questo oculare.

PROFONDO CIELO: in tali condizioni di "mancata trasparenza" e soprattutto a ridosso di un dannato (!!!!!) faretto dimenticato acceso da un vicino non credo che sussistano le circostanze per effettuare ottime osservazioni deep-sky… Iniziamo da M42 che appare splendida all’oculare PL32 (74x) nonostante le circostanze sopradescritte; si apprezza immediatamente la bontà del campo coperto anche ai bordi, probabilmente merito della già citata lavorazione del primario a f/2.5. Passando per le Pleiadi si rende necessario l’uso del riduttore Meade F/6.3 per apprezzare appieno questo ammasso nel quale si distinguono decine e decine di stelle. Volendo cercare oggetti maggiormente impegnativi, ossia dovendo ricorrere al sistema di puntamento, traspare immediatamente il limite tutt’altro che elevato dei cerchi graduati; se si è fortunati l’oggetto in questione si trova ai bordi del cercatore, appena appena visibile visto che anche col cercatore 6x30 non c’è certamente da "scialare". Comunque sia sono riuscito nell’osservazione di M35, M44, M67, H e chi Persei, M36, M37 e M38 nell’Auriga, tutti oggetti interessantissimi con questo strumento. Esaltante la visione di M15 in Pegaso, sebbene un po’ basso sull’orizzonte si separavano parecchie stelline piccole e puntiformi. La calata di una leggera ma fastidiosa nebbia ha messo ingiustamente fine alla mia prova e… addio test sulle stelle doppie!

LUNA: essendo al momento della prova invisibile mi limiterò a riportare le testuali parole del possessore del telescopio che gentilmente me lo ha messo a disposizione per la prova: "In condizioni di seeing buono si osservano i microcrateri all’interno di Plato e la piccola rima e i domi a ridosso del cratere Birt (il piccolo cratere poco distante dalla Rupes Recta); la rima lungo la Vallis Alpina è invece più difficile da identificare e richiede un seeing perfetto". "Comunque sia ribadisco che, nell’osservazione ad alto ingrandimento dei crateri Copernicus, Aristarchus, Clavius e Gassendi, il G9 è uscito sempre vincitore dal confronto con un rifrattore ED APO Meade 127mm, anche in condizioni di seeing sfavorevoli al Celestron a specchi". Se son rose…

UPDATE 12/2000
In condizioni di seeing 3 ho osservato facilmente moltissimi dettagli all'interno del cratere Ptolemaus, tra cui una vistosa depressione circolare; ben visibile sia la rima Birt che i domi a N. Visibile anche la rima lungo la Valles Alpina. Le differenze rilevate nei confronti di un SCT da 203mm in questo frangente non sono eccessive in quanto i dettagli osservati erano più o meno gli stessi; solo la rima nella Valles Alpina era più evidente ma lo erano anche gli effetti della turbolenza atmosferica in virtù della maggiore apertura.

NOIE ED INCONVENIENTI

Sono state più volte interrotte le osservazioni a causa del continuo appannarsi della lastra correttrice.
Molto difficoltosa la messa a fuoco a partire da 200x a causa dei fastidiosissimi traballamenti innescati dal deficitario supporto meccanico.

CONCLUSIONI
Sono sbalordito dalle prestazioni di cui è capace questo telescopio, soprattutto se si immagina che è più grande di un classico C8 di soli 35mm!
In quanto al prezzo ogni commento è superfluo in quanto costa molto meno di strumenti più piccoli (e meno prestanti) di conseguenza è una vera spina nel fianco nei confronti della concorrenza. Come avrete notato è stata omessa la tabella dei concorrenti in quanto non ce ne sono; per ottenere le prestazioni del G9 credo occorra ricorrere a qualche ottimo Maksutov come il Meade 7" LX50/200 (che l’astrofilo americano Ed Ting definisce "Killer Optics") oppure uno strumento con schema ottico analogo ma di diametro maggiore come il Meade 10" LX50. Peccato che entrambi questi strumenti costano svariati milioni in più del Celestron e (soprattutto nel caso del 7" f/15) non siano altrettanto versatili. Alla cifra di vendita è virtualmente obbligatoria l’aggiunta di un’ulteriore spesa per altri 2 oculari di qualità e di un bel diagonale a specchio; i perfezionisti possono equipaggiare la montatura con lo StellarGuide Vixen in luogo dei cerchi graduati poco efficienti. L’opera rasenterebbe la perfezione se si decidesse di sostituire il cavalletto di serie con un supporto più adeguato, magari una bella colonna metallica, in modo da sfruttare appieno quasta formidabile ottica.